Sappiamo benissimo che lo scopo di questo post è un po’ strano per noi che ci occupiamo di questa cosa da più di 20 anni e che sarebbe anche scontata la risposta, ma permetteteci di dirvi che non è proprio così.
La prima risposta scontata sarebbe che l’ordine templare è esistito in un tempo preciso della Storia e come tale ha il suo diritto di esistere nei libri di testo come nei campi d’erba rievocativa. La seconda risposta scontata riguarderebbe il valore di una buona ricostruzione a fianco di una buona storiografia atte a combattere una marea di “farloccanesimo” buono solo a fare disinformazione nella gente.
Due risposte corrette, vere, incontrovertibili, che però lasciano aperte un sacco di non contro risposte. Spieghiamoci meglio.

Allenamento fra cavaliere templare e saraceno. Rievocazione “Assedio alla rocca” di Serravalle ed. 2016 organizzata dalla Pro Loco Serravalle Pistoiese
Partiamo dalla seconda: controbattere la disinformazione. Mi spiace dirlo, ma dopo 23 anni di onorata carriera (partendo anche noi dalle calzamaglie e dalle cose improponibili per arrivare a ora in cui possiamo discutere con storici per dire la nostra, dopo aver esaminato le varie fonti) ci troviamo ancora a dover rispondere alle stesse domande: avete voi il graal, ma l’arca dell’alleanza, ma i catari, ma Dan Brown, ma la Maddalena, ma i Merovingi, ma…ma. Ma anche no! E pur “perdendo” ore a cercare di spiegare con dati storici tutti i vari passaggi che hanno permesso la nascita di certe leggende, oppure scardinare legami storici non corretti per cattiva lettura delle fonti, oppure a contestualizzare nel periodo i vari protagonisti, noi a quelle domande dovremmo ancora e ancora e ancora rispondere. Con pazienza. Dobbiamo però segnalare come questo tipo di domande sia sempre più raro e sempre più persone, quando si accostano alle nostre didattiche o al nostro accampamento, arrivano mediamente incuriosite e propense ad ascoltar parlare di Storia; magari non saranno ferrati sull’argomento; magari, non avendo chiari certi passaggi, tenderanno a semplificare troppo, ma in ogni modo la Storia vera dei templari sta lentamente uscendo dall’oscurità. Qui noi siamo protagonisti di questo svelamento, come “braccio armato” di storici e archeologi, come corpi fisici a servizio delle parole: “quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare” (cit.).

Rievocazione di un giorno medievale al castello pallavicino di Varano de’ Melegari. Alla presenza del commendatario si discute della situazione dei possedimenti cristiani in Terrasanta grazie alle informazioni di un nobile di ritorno.
La prima risposta invece svela un grosso problema che sinceramente facciamo fatica a comprendere a pieno: i templari esistettero ma non si sa dove. Perdonate la provocazione, ma è quello che a volte ci sembra di comprendere leggendo testi e ascoltando certi discorsi. Se ci pensate bene in molti testi dedicati alle crociate, per esempio, di alcuni anni fa pur nominando i templari in episodi famosi (come Hattin o Acri) alla fine si concentrano su re e nobiltà europea, dimentichi di chi faceva parte all’elitè della società ma aveva deciso di servire sotto un’altra divisa: quella dei mantelli bianchi e con la croce rossa. Leggendo questi testi e poi leggendo i testi degli storici come Demurger, ci siamo sempre trovati di fronte a un paradosso: queste due storie, nello stesso territorio e nello stesso periodo, sembrano due storie separate che raramente si incontrano, come se fossero rette parallele. Come mai? Difficile dare una spiegazione, anche perché quando si affronta lo studio templare ci si rende conto di come i contatti fra ordini monastici militari e società fossero ben più stretti e complicati di quanto si voglia trasmettere. Anche perché, da una lettura superficiale, sembrerebbero che gli ordini monastici militari vivano sottovuoto nei loro conventi o castelli per poi apparire solo a sprazzi di solito per infastidire il potente di turno (vedi Federico II di Svevia che toglie i possedimenti templari e ospitalieri nel sud Italia per darli ai teutonici; oppure il processo finale voluto dal re di Francia Filippo il Bello). Non ha molto senso non credete? Sappiamo benissimo che stiamo semplificando e portando all’eccesso un modo di raccontare certi periodi storici e che nei libri storici di divulgazione non si può scrivere tutto e quindi si scremano un bel po’ di cose, ma credeteci quando vi diciamo che facendo così si perde la verosimiglianza dell’epoca. E questo aspetto va a toccare di rimbalzo anche le rievocazioni.

Rievocazione “Assedio alla Rocca”, Serravalle Pistoiese edizione 2014. Presenti al processo vengono chiamati tutti i rappresentanti della società e dalla parte della Chiesa siedono il vescovo e i rappresentanti degli ordini del Tempio e dell’Ospedale.
Ecco un’altra nota dolente. Spiace vedere come sia difficile far capire a rievocatori di importante valore, con studi e sperimentazioni importanti che i templari erano quotidianamente presenti alla vita cittadina a tal punto che non solo mantenevano rapporti con le famiglie d’origine (anche troppo, visto che furono i contatti del re di Francia con la Tesoreria del Tempio a Parigi a creare uno dei tanti motivi d’attrito), ma anche esercitavano controllo sul territorio a loro assegnato; usavano maestranze cittadine per la costruzione o sistemazione dei loro edifici; partecipavano ai mercati per la vendita dei loro beni; avevano un sigillo con cui marchiavano tutti i loro beni in modo che fossero ben riconoscibili; oltre al fatto che facevano servizio di custodia dei beni e di ritiro nelle altre loro case (no, non erano banche e non facevano opere da banca) e davano il patentino di autenticità a molte reliquie. Avevano chiese le cui funzioni venivano celebrate molto spesso da preti esterni all’ordine e a cui partecipava tranquillamente la comunità. Quando si studia la storia templare si viene a scoprire un cosmo vivo e composto da varie entità e non a caso la storica Simonetta Cerrini ha intitolato un suo libro “La rivoluzione templare”: l’ordine in modo semplicistico ha unito gli oratores ai bellatores e non solo. Una rivoluzione che fece parte dell’epoca in cui sono vissuti, come una parte di quel meraviglioso secolo che fu il duecento pieno di spinte spirituali e commerciali, artistiche e militari, un secolo vivo e vivificante che per noi che lo rievochiamo lo riteniamo uno spartiacque fra un prima e un dopo (forse siamo di parte, perché questo è il periodo che abbiamo scelto, ma fu davvero un secolo vivo e in fermento).

Rievocazione organizzata dal gruppo “Prioratus Hospitalis Acconensis” a Maiano nel 2016. Accoglienza del pellegrino all’ospitale dell’ordine.
Ecco perché diventa doveroso lavorare con altri gruppi di rievocazione per operare una sinergia più stretta e uscire dalle rispettive zone confortevoli e avvicinarsi il più possibile a quella che poteva essere la vita di 800 anni fa. Il nostro dovere di rievocatori è sempre stato dare la risposta a quella domanda che è il titolo al post anche a chi non riesce a dare un posto “normale” nelle rievocazioni, a vederci fianco a fianco a nobili e artigiani, a cambiavalute e frati, contadini e mercanti. Non diciamo che la situazione sia nera e difficile come 15 anni fa, ma ci rendiamo conto parlando con nostri colleghi come la “nostra” storia sia poco studiata nelle sue pieghe come si fa con certi ceti sociali o certi ruoli (sarti, medici e scrittori vanno per la maggiore di questi tempi ed è difficile che in un gruppo non ci siano questi ruoli e che non si sappiano le cose base) e questo crea un vero ostacolo per una nuova visione della rievocazione meno stereotipata. Desidereremmo per il futuro poter avere una maggiore interazione con altri gruppi al di là del già proficuo scambio di opinioni sulla parte militare o atletica, riuscendo a creare un vero spaccato di vita quotidiana che può partire con la cerimonia pubblica di investitura del cavaliere templare, per arrivare al mercato cittadino e, perché no!, per la partenza per le crociate da un porto di truppe miste templari e secolari. Molte cose si possono ricostruire senza stravolgere nessuno dei gruppi che in libera scelta hanno deciso di voler raccontare un piccolo pezzo di Storia.
Sta a noi continuare a far comprendere l’importanza di quella rivoluzione che vide il suo massimo nel XIII secolo, ma che cambiò la Storia per sempre per tutti.